Spesso i miei pazienti presentano vecchie otturazioni fatte in mercurio e mi chiedono se non sia possibile rimuoverle sia per ragioni estetiche che per timori sul proprio stato di salute. Come mi regolo?
Cosa sono le otturazioni in mercurio
Le otturazioni in amalgama di mercurio sono quelle grigie, di metallo, che molto spesso i pazienti definiscono di piombo. Fermo restando che la normativa italiana già sconsiglia da anni l’applicazione nonché la rimozione di otturazioni di questo materiale in determinate categorie di pazienti considerati più deboli (donne incinte, minori, pazienti allergici al mercurio) [1], il problema della loro gestione si pone nel caso delle otturazioni già presenti in bocca.
In base ai dati rilevati in letteratura è ormai assodata la dannosità nel lungo periodo del mercurio liberatosi non solo durante l’applicazione dell’otturazioni (quando, essendo in forma di vapori, viene assorbito per via respiratoria e presenta una maggiore capacità di assorbimento e quindi di pericolosità) ma anche per la normale abrasione dovuta alla masticazione. In alcuni casi la richiesta perviene accompagnata da una certificazione medica di patologie soprattutto cutanee o neurologiche nelle quali si riconosce come possibile causa questo materiale.
Ci sono comunque situazioni in cui resta il materiale d’elezione per recuperare un dente altrimenti perso. Con i nuovi materiali compositi e le tecniche chirurgiche di incremento della corona del dente, comunque, queste condizioni si stanno restringendo sempre di più.
Perché il mercurio è tossico?
Quali sono le caratteristiche della tossicità del mercurio? Vediamole brevemente per poter capire i motivi che guidano la decisione del dentista in merito alla sua rimozione. Tralascerò qui la descrizione dei meccanismi dettagliati che sono alla base della sua tossicità ricordando soltanto che il mercurio si lega alle sostanze grasse, in particolare, dove può permanere anche per anni come se si trattasse di un deposito. Prima della sua applicazione in bocca e del suo indurimento libera vapori che vengono assorbiti per vie respiratorie oltre che attraverso i tessuti. Questi vapori hanno un altissimo assorbimento.
Anche durante la rimozione delle vecchie otturazioni indurite comunque si possono liberare vapori durante le operazioni di fresatura necessarie all’eliminazione del materiale. Allo scopo di ridurne la quantità si cerca di operare la rimozione sotto abbondanti irrigazioni d’acqua per il raffreddamento con l’utilizzo di impianti di aspirazione ad alto volume che formano una specie di cappa aspirante nel punto della lavorazione. Quando possibile, anche l’utilizzo di una diga di gomma e la frammentazione dell’otturazione permette di ridurre ulteriormente l’ingestione della polvere metallica asportata. Al termine della rimozione permangono comunque antiestetici ossidi nel dente (una specie di ruggine) che infiltrano la dentina e la cui asportazione comporta un forte indebolimento dell’elemento dentario.
Al di fuori delle fasi di applicazione o di rimozione di questo materiale, l’assorbimento nel paziente è legato all’usura dovuta alla masticazione. Questa usura comporta la creazione di residui metallici in cui il mercurio si trova legato sotto forma di amalgama e che vengono ingeriti per essere poi assorbiti dall’apparato gastroenterico. La masticazione o manovre di bruxismo portano quindi all’ingestione quotidiana di microscopiche quantità di mercurio che vengono assorbite in bassissima percentuale durante la digestione.
Inoltre l’altra caratteristica di questo metallo è di avere una tossicità che si esprime in modo molto differente da una persona all’altra. Ci sono persone estremamente sensibili alla sua azione tossica mentre altre persone sembrano non manifestare segni né sintomi nonostante la presenza dell’organismo di importanti quantità di mercurio.
Cosa fare di fronte alla richiesta della rimozione delle vecchie otturazioni in metallo per motivi estetici?
Spesso è proprio questa considerazione estetica a portare il paziente a richiederne la rimozione. In generale, io mi regolo avvisando il paziente sulle possibili conseguenze dell’aumento improvviso dei depositi di mercurio nel suo organismo per poi adottare, nel caso in cui tale richiesta permanga, tutti i mezzi a mia disposizione per rimuovere l’amalgama in condizioni di sicurezza.
L’aspetto paradossale è che capita talvolta di osservare un peggioramento di patologie cutanee già presenti nelle settimane o mesi successivi alla eliminazione del mercurio. Questo perché, nonostante tutti i mezzi messi in campo per ridurne l’assorbimento, è proprio la procedura di rimozione che provoca un improvviso aumento del mercurio depositatosi nell’organismo. Tutt’oggi non siamo in grado di annullare completamente questo assorbimento. Resta peraltro vero che dopo la rimozione i livelli di mercurio nel liquido spinale e nei depositi si abbassa costantemente.
Ma insisto perchè vengano prese tutte le precauzioni possibili da parte dei professionisti per ridurre al minimo l’amalgama dentale ingerito durante la rimozione e l’inalazione dei vapori ANCHE DA PARTE DEL PROFESSIONISTA E DEL PERSONALE.
[1] MINISTERO DELLA SALUTE DECRETO 10 ottobre 2001 (GU Serie Generale n.261 del 9-11-2001)
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