Nella mia attività ho imparato ad osservare ciò che accade dal momento che un paziente entra e si accomoda sulla poltrona fino a quando si alza per andarsene. Nel caso dei piccoli pazienti ho compreso che vanno gestiti (perché di questo si tratta, di una gestione) insieme ai loro genitori.
I bambini già ospedalizzati o già entrati a contatto col dentista sono spesso i più difficili da trattare. Tutto si chiarisce nel primo colloquio alla presenza di un genitore: lo sguardo, la posizione, la tensione muscolare indirizzano facilmente la mia attenzione al genitore quando questi diventa un fattore di ostacolo alla cura del loro figlio. Perché a volte noi genitori, per i nostri figli, siamo questo: un ostacolo, magari inconsapevole ma pur sempre dannoso per la loro salute. Per questo seguo la regola di allontanare dall’area di lavoro i genitori dopo il primo colloquio. Aspettando in sala di attesa liberano il bambino da un’ancora di salvezza che sanno benissimo come manipolare. Occhioni lucidi, mani tese, grida sono le armi che hanno a disposizione e che ben conoscono.
Allontanatosi il genitore, il bambino si trova all’improvviso in terreni inesplorati ed è costretto ad ascoltare chi si sta dedicando alle sue cure. È allora che si gioca il fattore fiducia con il medico. La promessa di sincerità da parte mia (non inganno mai un bambino: lo freghi una volta e poi non ti perdona!) in cambio di una identica sincerità da parte sua (io so perfettamente quanto sto per chiedergli di sopportare e quando) 99 volte su 100 permette di stabilire un rapporto fiduciario intenso col giovanissimo adulto.
Non viene mai forzato, e questo è fondamentale per il processo di presa di coscienza della propria cura personale! Il bambino mette a piangere? Via, tornerà se e quando si sentirà in grado di accettare i disagi di una cura al dente. Tornano quasi tutti, raro che non lo facciano — o magari scelgono un altro dentista. L’importante è che nessuno torni a casa traumatizzato eccetto, talvolta, il genitore, che era venuto pronto a tutto fuorché a una situazione del genere.
La maggior parte dei bambini riesce ad accettare cure anche fastidiose senza drammi, spesso senza una anestesia se si tratta di cose piccole. Questo accade nelle prime sedute, quando non bisogna forzare la mano con aghi che suscitano sempre agitazione in chiunque: una piccola carie, un po’ di lavoro con la turbina e la prossima volta non sarà un problema fare un po’ di anestesia a chi ti da fiducia ed ha capito che non gli nascondi nulla. Niente mascherine col protossido, niente genitori od assistenti che tengono fermo il bambino…
Tranquillità, per lui, il mio paziente, e per me…
Volete sapere una cosa? QUASI sempre sono pazienti molto migliori degli adulti!
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