
Lunedì 11 giugno 2018 su èTV Marche è andata in onda una puntata dedicata alla Sindrome della bocca che brucia
Che cosa è la sindrome della bocca che brucia?
La sindrome della bocca urente o bocca che brucia (BMS: Bourning Mouth Syndrome) è un quadro doloroso cronico caratterizzato da una sensazione, appunto, di bruciore nella bocca e che, tipicamente, si manifesta con intensità variabile tutti i giorni per più di due ore al giorno per un periodo maggiore tre mesi senza una causa clinica evidente.
Le regioni della bocca più colpite sono i 2/3 anteriori della lingua ma anche le labbra, il palato e le gengive. In pratica è difficile individuare dalla localizzazione la natura della patologia.
Al di là della localizzazione del cavo orale dobbiamo considerare questa patologia come una patologia che spesso, soprattutto nelle forme primarie, esula da quelle che sono le possibilità di intervento dell’odontoiatra richiedendo un approccio multidisciplinare al problema. Resta però la figura del dentista come quella che per prima viene interpellata alla comparsa di questo disturbo.
La BMS è molto diffusa nella popolazione?
Dipende molto dalle fasce di età che andiamo a considerare. In generale sembra colpire fino al 4% della popolazione ma in realtà tali valori sono difficilmente generalizzabili visto anche la difficoltà di avere una diagnosi. Ci sono infatti statistiche che fanno oscillare l’incidenza di questa patologia da meno dell’1% ad oltre il 12% della popolazione. È più diffusa nelle donne che negli uomini soprattutto nell’età post menopausa.
Ci sono delle condizioni che predispongono alla comparsa di questo disturbo?
Sicuramente ci sono dei fattori di rischio che possono fare da causa scatenante o aggravante per questo quadro:
stress, il dover parlare a lungo a voce alta, l’abitudine ad alimenti acidi o molto piccanti, cure dentarie, abuso di alcol e di fumo, l’abitudine utilizzare con eccessiva frequenza colluttorio a base alcolica. Condizioni che predispongono a questa patologia sono anche la secchezza del cavo orale e quei disturbi tipici dell’età avanzata che portano ad una aumentata mobilità della lingua all’interno della bocca.
Importanti sono i disordini psicologici nonché altri dolori cronici.
È spesso associato ad alterazioni del gusto e alla sensazione di bocca secca.
Quali sono le cause di questo disturbo?
Dobbiamo dire innanzitutto che vengono riconosciute due forme della sindrome della bocca che brucia:
1) una forma primitiva
2) una forma secondaria
La forma primitiva non ha in realtà una causa riconosciuta ma probabilmente coinvolge sia fattori neuro fisiologici sia fattori psicologici. In realtà è vero che la causa ancora ci sfugge.
Quelle invece più facilmente inquadrabili sono le forme secondarie di questa sindrome in cui le manifestazioni cliniche sono simili alle forme primarie con bruciori a volte migranti ma in queste forme secondarie possiamo far risalire in qualche modo l’origine a una serie di disturbi della nutrizione, disordini ormonali e condizioni dentarie come ad esempio bordi scheggiati o taglienti dei denti o reazioni infiammatorie dopo l’applicazione di una protesi.
Anche alcuni medicinali possono facilitare la comparsa di questo tipo di problemi per cui sarà sempre opportuno valutare con il proprio medico curante la possibilità di modificare le terapie in corso.
È facile fare la diagnosi?
No. Come abbiamo spiegato alla diagnosi si arriva per esclusione di tutte le possibili cause e per noi dentisti le possibilità di indagine e di intervento sono limitate alle forme dovute a un disturbo periferico locale del cavo orale dovendo, per tutte le altre forme, indirizzare il paziente ad altri specialisti.
In generale quello che possiamo fare alla poltrona è la analisi del cavo orale per escludere le forme dovute a disturbi meccanici, bordi dentali scheggiati o per problemi protesici.
Inoltre possiamo agevolmente distinguere le forme periferiche da quelle centrali con una semplice anestesia locale dei nervi linguali. Si tratta di una distinzione di notevole importanza anche per l’inquadramento dei trattamenti e degli esami successivi.
Quindi potremo parlare di sindrome della bocca urente primaria soltanto dopo aver escluso tutte le cause metaboliche, o alterazioni del sistema nervoso periferico, alterazioni o patologie del sistema nervoso centrale e così via.
L’esclusione di tutte queste possibili cause richiede numerosi esami:
- biopsie della lingua
- alcuni test sensoriali della zona interessata
- test allergici
- esami del sangue
La diagnosi comporta sempre una procedura molto lunga basata sull’esclusione delle varie possibili cause conosciute. Anche le analisi di laboratorio possono solo aiutare ad escludere alcune delle cause riconosciute ma non confermare la diagnosi della forma primaria. Ricordiamoci che la forma primaria è quello che resta dopo aver escluso tutte le possibili cause che rappresenterebbero forme secondarie ad un’altra patologia sottostante.
Si fanno anche delle ricerche per la candida, una valutazione della quantità di saliva prodotta, e test cutanei per rilevare eventuali allergie quando possono essere sospettate.
In assenza di ulteriori informazioni si estende la ricerca inviando il paziente da un neurologo per una risonanza magnetica per valutare eventuali problemi macroscopici del sistema nervoso centrale o dall’endocrinologo per una valutazione anche ultra sono grafica della tiroide.
Vista la difficoltà di stabilire la causa cosa può essere fatto per ridurre il fastidio di questa patologia del paziente?
Diciamo subito che i trattamenti sono multidisciplinari e spesso esulano dal settore specifico dentistico. Inoltre quasi sempre nelle forme primarie possono essere soltanto palliativi e portare ad una riduzione della sintomatologia ma non alla sua scomparsa con conseguenze anche psicologiche importanti per il paziente che spesso avrà bisogno di una terapia di supporto anche in questo campo.
In generale il trattamento all’inizio comprende una terapia comportamentale associata delle benzodiazepine locali.
Degli approcci successivi potranno cercare di porre rimedio alle forme periferiche con estratti di capsaicina e gel anestetico, sostituti della saliva, mentre per le forme centrali si passerà alla terapia sistemica con antidepressivi e altri farmaci.
Rimane centrale anche la correzione di eventuali difetti dei bordi dentali il controllo della correzione di eventuali problemi protesici, mascherine in silicone il controllo del fumo l’eliminazione di cibi acidi di alcol di paste dentifrici con sostanze eccessivamente abrasive. L’integrazione di alcune vitamine come la D, la B12 e la B6 hanno dimostrato una certa utilità.
Come rimedi casalinghi possiamo ricordare il sollievo che può dare ad esempio il succhiare dei pezzettini di ghiaccio ogni tanto oppure in masticare delle chewing-gum senza zucchero. Sono da preferire cibi non troppo caldi ne piccanti ne troppo acidi. Anche degli sciacqui ripetuti durante il giorno con oli di cocco o di girasole, che poi non dovranno essere inghiottiti, possono mantenere umettata la lingua.
Anche le persone che vivono col paziente devono comprendere alcune caratteristiche di questa malattia: per la nostra mentalità quando uno ha una malattia di cui non si vedono i segni ma che lo portano a lamentarsi di continuo le persone con cui ha rapporti tendono a sminuire il paziente dicendogli che si lamenta per nulla o che deve sopportare. La nostra mentalità ci porta a considerare la malattia altrui come un impedimento per noi stessi che deve in qualche modo essere evidente per poterlo accettare. Il paziente in realtà soffre in una maniera a volte leggera ma costante e questo lo porta a sviluppare una depressione sempre più profonda e comportamenti asociali sempre più marcati ponendosi al margine dello stesso nucleo familiare. Quello che come dentisti dobbiamo far comprendere è sia il collegamento di questo disturbo ad aspetti psicologici precedenti sia la necessità di riconoscere il disturbo stesso da parte dei familiari e di averne rispetto coadiuvando il loro congiunto nella ricerca di una soluzione magari con il sostegno di uno psicologo.
Buongiorno, ho letto molto attentamente il vostro articolo e ho pianto poiché sono sette anni che soffro di bruciore alla bocca e non ho conosciuto un dottore che sia un dottore che conosca questa sindrome, non ne posso più il mio pensiero ultimamente è stato.. Voglio morire perché ora anche gli occhi mi bruciano.. Ho fatto tutti gli esami possibili ma nulla.. Non trovo soluzione.. Non si può assolutame vivere così è molto invalidante.. Ed è vero gli altri non possono capire un dolore che una persona ha ma gli altri non vedono.. Che posso fare..
Salve.. mi contatti al cellulare 3485264360
Ti capisco bene sono in menopausa e ho lo stesso problema. Sono disperata.